Lotta all’immigrazione irregolare: la Commissione europea investe sullo sviluppo del Corno d’Africa

La Commissione europea approva la seconda quota di finanziamenti volti a controllare portata e natura del fenomeno dell’immigrazione irregolare. E’ l’”Emergency Trust Fund for stability and addressing root causes of irregular migration and displaced persons in Africa” inaugurato a novembre 2015 nel corso del summit sulle migrazioni di La Valletta.

Il programma – 117 milioni di dollari per questa fase – si realizza su base regionale al fine di creare fiducia tra gli Stati beneficiari (Global Approach to Migration and Mobility). Intorno al fondo UE, Stati membri e donatori condividono strategia e priorità per il Corno d’Africa e proprio grazie alla paternità europea, da finanziario il fondo diventa una piattaforma politica di monitoraggio su quei settori altamente sensibili in cui si opera: governo e cambiamenti democratici, processi di pace ecc. Pertanto, la politica estera europea mantiene il proprio profilo investendo laddove incontra l’impegno dei Paesi riceventi ad adottare buone prassi.

La consapevolezza esistente in Europa per l’emergenza cresce di fronte alle tragedie in mare – tante quelle che non fanno più notizia – e ai numeri dell’immigrazione, i più importanti dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Una sintesi dell’impegno europeo potrebbe essere: salvare vite umane, garantire protezione ai vulnerabili (cresce il numero dei richiedenti protezione), gestire frontiere e movimento di persone. Se le iniziative europee sui punti di frontiera e attuate congiuntamente alle forze di sicurezza locali (missioni di contrasto al traffico di persone EU-Sahel-Niger, EU Sahel-Mali) hanno riscontri immediati, dalle azioni intraprese con programmi come Emergency Trust Fund per l’Africa sono attesi risultati nel lungo periodo. La strategia europea è “curare il malessere laddove esso è radicato”: conflitti e povertà, disuguaglianze e negazione dei diritti alla base dell’emancipazione della persona umana.

Se il termine non sarà immediato, una valutazione precederà l’azione. Sebbene sia opinione comune che le migrazioni investono anzitutto l’Europa, i dati reali ci mostrano un altro panorama; la maggior parte delle migrazioni di cittadini africani si consuma all’interno dello stesso continente Africa. Sono oltre 8 milioni i migranti interni alla sola Africa Occidentale, solo per fare un esempio. La violenza generalizzata che si consuma in queste “transizioni” resta il più delle volte silente perché generata dai conflitti interstatali o asimmetrici (non tra Stati). Sono le ostilità più cruente, quanto a effetti devastanti su persone e territori, e si giocano su vari sottolivelli di affiliazione creando confusione sugli attori. In tre anni sono aumentati da 388 a 424 e oltre l’85% dei migranti provengono proprio da Paesi in Via di Sviluppo e gran parte di essi sono sfollati interni e famiglie separate in cerca di rifugio nei Paesi limitrofi. Nove rifugiati su dieci provengono da zone economicamente meno sviluppate colpite da desertificazioni-inondazioni e sono vittime di espropriazioni terriere o di speculazioni di varia natura.

Info: http://ec.europa.eu/italy/news/2016/20160504_editoriale_newsletter_cornodafrica_it.htm

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